Il nostro “superpotere”
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Pensate alle cose belle e buone, perché le dita dei vostri pensieri modellano senza tregua il vostro volto.1
Pensate alle cose belle e buone, perché le dita dei vostri pensieri modellano senza tregua il vostro volto.1
I Valori Umani, virtù e nobili qualità quali la rettitudine, la gentilezza, il rispetto, la cooperazione…, sono i pilastri dell’umanità. Si rendono manifesti in molte persone di buona volontà che si prodigano per applicarli coscienziosamente in ogni ambito del vivere. Benché poco mediatizzati, i loro sforzi seminano speranza e portano frutti. Ciononostante, le “brutture del mondo” spesso hanno il sopravvento. I nostri giovani assistono a continue tragedie, umane e naturali, che inglobano il pianeta e sembrano inghiottire il loro futuro in una sorta di rete nefasta. Serve a poco acclamare la ragione, il discernimento e il buon senso di chi dovrebbe essere “superiore alla bestia”. Gli avvenimenti di cui si è sempre più spesso spettatori ci rispondono che contrariamente all’uomo le bestie attaccano per istinto e fame, e si fermano quando la fame è soddisfatta. I ragazzi emulano ciò che vedono e imparano dal contesto e dall’ambiente che li informa, un ambiente fatto, ahimè, di scenari in cui princìpi universali come Pace, Amore e Nonviolenza, vengono messi alla prova quotidianamente da malefatte e disincanto.
Un percorso scolastico degno di nota
La vita è un viaggio, un processo di apprendimento continuo; il raggio di speranza che ci aiuta ad affrontarlo è sapere che i Valori Umani si trovano dentro di noi. Come una bussola essi ci ispirano e ci mostrano la giusta direzione. Come semi invisibili risiedono nel cuore di tutti. Ma non basta guardare un seme per vederlo crescere, bisogna coltivarlo con cura affinché un giorno una pianta che porti fiori e frutti germogli dal terreno. Allo stesso modo, anche le nobili qualità e i valori interiori devono essere coltivati, così come il terreno del proprio cuore reso fertile e libero dalla zizzania. Approfondire l’importanza dei Valori Umani e sperimentarne l’universalità è vitale per ciascuno di noi, giovani e anziani, come individui e come società, perché essi sono il filo che ci unisce e ci affratella.
La mia religione è molto semplice. La mia religione è la gentilezza. 1
La gentilezza è un valore umano di cui nessuno può fare a meno. Neppure Ebenezer Scrooge, l’avaro misantropo della storia “Il Canto di Natale” di Charles Dickens, del 1843. Perché all’apice del racconto anche il cuore di quest’uomo, che si beffa dei buoni sentimenti del Natale e di tutti coloro che lo festeggiano, si scioglie. In quell’istante egli si sorprende di scoprire che in lui abita la medesima bontà, e l’amorevolezza che tanto scherniva, e in un attimo la sua realtà si trasforma. Vede la vita come non ha mai visto prima, e coglie il ritmo, le tonalità e i timbri di un Canto che riverbera in tutto il Creato e dal quale si lascia finalmente abbracciare. La totale metamorfosi di quest’uomo scorbutico e solitario, scaturisce da ciò che può sembrare un nonnulla; un’improvvisa apertura, piccola ma sufficientemente grande per accorgersi dei bisogni e delle difficoltà dell’altro. Una presa di coscienza tale da liberare di colpo la stasi che non permetteva all’energia di fluire, alla vita di respirare, al suo cuore di vibrare con delicatezza, cortesia e altruismo.
Il mutamento di Scrooge esemplifica come lo slancio di un “cuore gentile” inneschi delle vere e proprie interazioni chimiche dentro di sé, tali da influenzarci positivamente e a più livelli. Basti pensare che la felicità che ne deriviamo ci aiuta a vivere meglio, e anche più a lungo, perché la gentilezza riduce lo stress e la depressione, aumenta l’autostima e migliora la qualità del nostro sonno; eleva il nostro benessere in generale e rafforza il nostro sistema immunitario! E non ci si perde più in mille contorsioni, perché essere gentili segue un movimento lineare!
Ma c’è ancora di più. Quel “piccolo atto di gentilezza che vale più delle più grandi intenzioni” di Kahil Gibran, può ridurre conflitti e promuovere unità tra la gente; quel piccolo gesto che si colora di compassione e di solidarietà può, coltivandolo, portarci ad eliminare la violenza, le discriminazioni e può sostenerci persino nella salvaguardia del pianeta, e delle infinite forme di vita che coabitano la Terra. Essere gentili ci aiuta a migliorare le nostre relazioni umane (aggiungete un pizzico di gentilezza in più quando interagisci con qualcuno, e coglierai subito i frutti!), ma anche il rapporto con se stessi perché un cuore gentile canta, e cantare fa bene al cuore!
Ecco che diventa chiara la derivazione etimologica della parola “gentilezza” che risuona con la nobiltà di un buon carattere di chi si distingue per gli alti principi in cui crede, ma che soprattutto li mette in pratica. Un atto di gentilezza concretizza i nostri “buoni pensieri”, e così ci si sente integri e soddisfatti di sé.
Spesso, parlando con i più piccoli, li incoraggiamo ad essere educati e rispettosi, perché essere gentili è indice di buone maniere. Quando si è gentili, si è amichevoli, premurosi e generosi; si sa dire “per piacere, buongiorno, arrivederci e grazie”. Ma alla base di questi valori vi è qualcosa di più profondo: la volontà di non ferire i sentimenti altrui, anche per una svista, per errore, e di trattare gli altri come vorresti essere trattato tu. E sappiamo tutti quanto una persona gentile sia piacevole e gradita! Stare in sua compagnia ci fa respirare a pieni polmoni, e gli scambi che si intrattengono sono facili, affabili e leggeri.
Lo slancio di un animo gentile matura così in un atteggiamento sempre più empatico che accoglie nella più perfetta cordialità la vita nel suo insieme con cui stringe e rafforza dei profondi legami di appartenenza spirituale, perché la gentilezza ci avvicina l’uno all’altro “cuore a cuore”; impariamo a vedere meglio e a comprendere di più, man mano che ci si pone la domanda: “al posto suo come mi sentirei?” E mentre quella piccola apertura di cuore si allarga, la nostra consapevolezza aumenta.
Quando ciò che pensiamo, diciamo e facciamo si tinge di gentilezza ci si accorge di quanto sia contagioso! I nostri amici, parenti e conoscenti, i nostri figli e allievi e i colleghi di lavoro, diventano d’improvviso più calmi, tolleranti, umili, disponibili e… gentili! Chi non vorrebbe contornarsi da amici siffatti? Ecco che coltivare la gentilezza non è solo auspicabile per gli individui, ma è alla base di comunità sane e equilibrate. Questo fondamentale valore umano - di cui nessuno di noi vorrebbe fare a meno - fiorisce attraverso la gratitudine e l'autenticità, e migliora il lavoro di squadra dotandola di buone relazioni umane. Il senso e la pratica dell’"essere gentili" dovrebbe essere uno degli obbiettivi principali dell'istruzione di oggi.
Ecco una “citazione-guida”! Ci aiuta a praticare la gentilezza:
Non si può sempre compiacere gli altri, ma possiamo parlare in modo compiacente.2
Suzanne Palermo
Scrittrice, Illustratrice ed Educatrice ai Valori Umani
Link
Il gioco della gentilezza
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1 Dalai Lama
2 Voltaire
Ormai lo sappiamo: la nostra mente è uno strumento potente, e bisogna “imbrigliare i sensi” per mantenerne il controllo affinché non siano essi a condurci di qua o di là come una scimmia che salta da un ramo ad un altro. Sappiamo anche quanto essa sia una vera e proprio matassa di desideri, pervasa com’è da sentimenti e emozioni che per loro natura oscillano, cambiano, si trasformano, trasportandoci in su e in giù, a secondo del caso. Un movimento, (talvolta uno sfinimento), che altera addirittura le nostre vibrazioni cerebrali che salgono o scendono, si abbassano o si alzano, “ridono o si deprimono”, e noi con loro!
Ovunque vai, impari qualcosa! Tutto ha un messaggio da dare, un insegnamento da rivelare. Non si dice che la natura è Maestra? E così la vita! Le montagne ci parlano dell’importanza di fermezza e stabilità. Neanche il vento può scalfirle. L’acqua ci insegna che per superare gli ostacoli bisogna scorrere. Guai a fissarsi sul problema, perché l’energia ristagna interrompendo il flusso naturale delle cose, e quel ristagno dentro di noi ci blocca. L’immagine dell’iceberg è gettonata quando si tratta di spiegare che quello che vediamo è solo la punta di qualcosa di molto più grande. Ci racconta di una realtà invisibile nascosta “sotto ai nostri piedi”, e che oltre all’apparenza c’è molto di più.
Senza pazienza e la capacità di sopportazione, si diventa spiritualmente deboli. Tale debolezza conduce a pensieri negativi e comportamenti sbagliati. Quando la pazienza se ne va i più grandi degli individui si riducono a degli assoluti sciocchi.1
Tutti sappiamo quanto capirsi non sia sempre così scontato. Oggi ci si aiuta con il “feedback” (letteralmente “dare indietro il cibo ricevuto”), ritornando al mittente ciò che abbiamo afferrato del suo discorso. Questa tecnica ci evita di cogliere tra le righe cose che non ci sono, e di verificare se si sta parlando “della stessa cosa”; quando viene adoperata mette in evidenza quanto spesso ci si fraintenda, e con quale facilità! Accade in famiglia, al lavoro, a scuola, tra amici…; le possibilità di fraintendere il senso di quello che ci viene detto, o di essere a nostra volta fraintesi, si moltiplicano in modo inverosimile. Talvolta sono le opinioni differenti che non ci fanno avvicinare ad una corretta e reciproca comprensione, tant’è che ci sembra di ragionare su binari opposti; a volte le nostre parole, benché siano le medesime, hanno una valenza diversa – vuoi per esperienza, cultura, formazione, età…
Il pianeta rosso è meta sempre più ambita per le missioni spaziali. La sua temperatura non è proprio adatta a noi esseri umani ma se la scienza potesse riscaldarlo, ci sarebbe abbastanza anidride carbonica per far crescere e fiorire le piante e la vegetazione… Chissà che tra 100 – 200 anni una parte della popolazione mondiale non diventi “marziana”. Parole interessantissime quelle del Prof. Art-ong Jumsai, personaggio eclettico e di grande spessore professionale e umano: scienziato e membro del consiglio nazionale di ricerca e del parlamento Tailandese, direttore di una scuola privata totalmente autonoma dal profilo di sostenibilità (Sathya Sai School of Thailand), e responsabile del dipartimento di formazione degli insegnanti del ministero di pubblica istruzione, sempre del suo paese.
Un vecchio con un bastone cammina allegro per le vie della città. Ruota il suo bastone avanti e di lato, in alto e in basso, fendendo l’aria e sentendosi il re della strada. Per diverso tempo si diverte in questo modo pavoneggiandosi nel vedere che i passanti scappano alla sua vista, finché s’imbatte in un giovane fiero e coraggioso. “Signore”, dice costui, “per piacere, stia attento con quel bastone! Mi ha sfiorato il naso e quasi accecato un occhio!” Il vecchio, gonfio di orgoglio e arroganza, gli risponde. “Attento un corno! Sono libero di fare quello che mi pare e piace!” e incalza: “Poi, chi sei tu per dirmi quello che devo fare?! È il mio diritto di andare in giro e di fare quello che voglio!” Il giovane si ferma e ribatte con fermezza. “Lei ha ragione signore. È libero di fare ciò che vuole… ma la sua libertà finisce là dove comincia il mio naso”.
Un sogno non diventa realtà per magia. Richiede sudore, determinazione e duro lavoro.1
“Non arrenderti, qualsiasi sia il tuo compito; riuscirai se il meglio tu darai…”, recita la filastrocca inglese “Don’t give up no matter what your task is”, il cui ritmo, calzato dal battito delle mani, imprime nella memoria dei fanciulli un consiglio fondamentale: mai mollare quando ti trovi di fronte ad un ostacolo, una difficoltà o la tua stessa pigrizia; continua a provare e persevera finché riuscirai nel tuo intento. In altre parole: evviva la determinazione!
Da quando eravamo piccoli ci hanno abituati a compilare la nostra “lista dei desideri”. In primis c’erano quelle di Natale e delle cose che avremo tanto voluto ricevere al compleanno. Le occorrenze per ricevere o farsi un regalo si sono poi susseguiti negli anni, e nei mesi! Ad oggi, complice un mercato che ci sollecita fino all’inverosimile, le nostre liste si fanno sempre più lunghe. Ci spingono all’acquisto di oggetti che spesso non servono o che abbiamo già, magari in ottimo stato dimenticato in fondo ad un cassetto. Il guaio è che la natura del desiderio è quello di propagarsi: ne estingui uno e ne nascono subito altri tre! Un po’come le smanie e i capricci dei bambini. Del resto, chi è che li abitua a non essere mai soddisfatti e contenti? A stilare le “loro” liste-desideri?
GLI ELEMENTI: La base della vita: onoriamoli!
Un storia racconta di due amici astronomi. Uno dei due era ateo, l’altro credente. Un giorno l’ateo visitò il laboratorio dell’amico. Appeso al soffitto c’era un magnifico modellino del sistema solare.
Una storia racconta di un uomo di successo che, recandosi ad un Congresso internazionale dove è atteso per l’apertura plenaria, si trova costretto a farsi traghettare verso l’isola, sede dell’incontro, da un vecchio barcaiolo e una barca a remi visibilmente consunta.
La maggior parte delle professioni è caratterizzata da un codice deontologico. Per accedere alla professione e per esercitarla correttamente, quindi, non solo è necessario intraprendere un percorso di studi che abilita alla professione, ma anche aderire e rispettare un codice deontologico che è ritenuto essere parte integrante della professione che si esercita. In pratica, “non basta la laurea” ma bisogna pure rispettare un dato codice deontologico per poter essere definito propriamente “ingegnere”, “medico”, “avvocato”, “giornalista” e così via.
“Tu sei il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. Marty
La Coerenza - Vorrei che mio figlio non dicesse le bugie
Educare vuol dire “preparare alla vita”, un obiettivo a tutto tondo con rispetto all’istruzione scolastica che mira, innanzitutto, a preparare il giovane ad una professione. Ed ecco che la vita, che a sua volta diventa scuola, ci suggerisce di seguire un doppio binario. Di che cosa si tratta? Di educare “noi stessi” attraverso un percorso di consapevolezza mentre partecipiamo alla crescita di figli, alunni, o dei bambini che curiamo in base al nostro ruolo educativo. In questo modo diventa più facile, nonché naturale, trasferire le abilità che si rafforzano in noi, a loro. Un concetto, e un principio, fondamentali quando si tratta del valore della coerenza.
Capita a tutti di notare che sempre più bambini non riescono a star fermi. Irrequieti, iperattivi, spesso mal contenti, saltano da un’attività all’altra, e hanno una grande difficoltà a concentrarsi. Un bel guaio se si pensa che la concentrazione è necessaria per tutto nella vita; non solo per studiare e andare bene a scuola. Anche camminare e andare in bici richiedono concentrazione, come ascoltare chi ti parla, leggere un libro senza diventare subito stufi, e dedicarsi ad un progetto con il giusto impegno.
“La vera disciplina non può essere imposta. Essa proviene dalla nostra essenza interiore.” Dalai Lama
Educare vuol dire equipaggiare il giovane con le conoscenze e l’esperienza necessarie per condurre, passo dopo passo, la propria vita, e per stimolare i talenti e il carattere ad attivarsi e maturare. Un percorso formativo a tutto tondo che non può fare a meno della disciplina, fatta di limiti e norme ben precisi, che, come in un gioco di società, danno direzione e regolano il gioco stesso.
Sii felice perché tu sei la felicità. (1)
La non violenza è una questione di visione. In base a come percepisco le cose, io mi comporto. Se la mia percezione è corretta mi comporterò in linea con ciò che è giusto e buono. Ma come faccio a sapere se vedo “bene o male”?
L’educazione ai valori umani Sathya Sai non propone tanto una metodologia quanto un approccio all’educazione, il cui orientamento si può sintetizzare nel concetto EduCare, un appellativo che lo contraddistingue a tutti gli effetti. Se esaminiamo il suo significato, vedremo che si tratta di una parola composta da un prefisso “Edu”, e da un suffisso “Care”. Il prefisso propone la radice latina del verbo “educare”, atto di allevare traendo dall’interno le qualità insite nell’allievo/bambino, nonché quella saggezza nascosta di cui ogni essere umano è portatore. Il suffisso, “Care”, di origine Inglese, suggerisce e rivela il luogo in cui cercare questa saggezza, poiché la parola implica cura e attenzione, e fa eco con i più puri sentimenti del cuore.
Il progetto "Love All, Serve All" (LASA) mira a diffondere i Valori Umani universali della Verità, della Rettitudine, della Pace, dell'Amore e della Non Violenza, attraverso la musica, che è in essenza ultima il linguaggio del cuore.
L'obiettivo alla base di questa iniziativa è produrre brani musicali (1) ed organizzare festival musicali in luoghi chiave in tutto il mondo basati sui Valori Umani. Questi festival coinvolgeranno persone di tutte le culture e fedi religiose desiderose di riunirsi, partecipare a servizi sociali, creare un impatto positivo sulla società civile ed ispirare gli altri a vivere secondo questi stessi principi.
Tutti desiderano la pace, ma non sarà mai il mondo esteriore ad assicurarla. L’accumulazione di ricchezza e potere non possono conferire la pace. La pace può solo scaturire dalla fonte di pace che si trova all’interno.(1)
Sathya Sai era risoluto quando, durante un suo discorso, esclamava; “Not pieces, but peace!” (Non pezzi, ma pace!). Giocando con le parole, “Piece e Peace”, che in Inglese si pronunciano allo stesso modo ma che hanno due significati diversi, racchiudeva, e svelava, l’intima essenza della pace. “Piece” vuol dire pezzo, frammento, porzione, mentre “Peace” significa, appunto, pace. La genialità di questo gioco di parole sta però nel fatto che il singolare di “pieces”, “piece”, nel suono identico a “peace”, equivale ad “un pezzo”. Di conseguenza “Not pieces, but peace!”, si legge anche “Non pezzi, ma ‘un pezzo!”, un monito che ci ricorda di non farci confondere dalla molteplicità, ma di cercare l’Unità.
La giustizia è una certa rettitudine mentale dove un uomo
fa ciò che dovrebbe fare affrontando le circostanze. (1)
Chi non vorrebbe essere sempre sicuro di fare la cosa giusta, coricarsi ogni sera con il cuore in pace e iniziare la giornata, ogni mattina, a testa alta? Eppure, quante volte capita di sentire il peso del magone perché abbiamo fatto uno scivolone, vuoi per un inaspettato ostacolo di percorso, vuoi per una nostra stessa disavvertenza. Oggi quella parola in più che abbiamo detto, e che ha dato origine a un’incomprensione, domani quel gesto che, sia pure involontariamente, ha creato un disagio a qualcuno.
Chi mente a se stesso e presta ascolto alle proprie menzogne, arriva al punto di non distinguere più la verità, né in se stesso, né intorno a sé. [1]
Quando ci si rivolge ai più piccoli per parlargli di un valore così essenziale come la verità, solitamente si comincia dalla bugia, spiegando che mentire fa male a se stessi e agli altri. Ciò sensibilizza il bambino che impara a cogliere l’importanza di virtù come onestà e sincerità, nonché a comprendere il ruolo della propria coscienza, tratti caratteriali che, insieme ad altri, contraddistinguono il valore in questione.
Esiste un’unità inscindibile tra Felicità e Virtù. Nell’Etica Nicomachea di Aristotele la felicità è identificata nella ricerca della Verità o Sapienza. L’anima razionale, che è una caratteristica solo umana, è sede del summum bonum o felicità, frutto di una ricerca del Vero che raggiunge la soglia del Divino.
L'Universo, con tutta la manifestazione è retto da leggi matematiche di ordine, di ritmo e di armonia.
Sin dai tempi più antichi, l’uomo ha cercato di esprimere la perfezione che sentiva più o meno consciamente dentro di sé, anche all’esterno, attraverso un rapporto armonico chiamato sezione aurea (o proporzione divina). Una sola defezione dall'ordine, una sola disarmonia e abbiamo creato, insieme al disordine, la malattia e il dolore. Quindi, se il dolore nasce dal nostro essere disarmonici, la felicità risiede nell’armonia interiore, che si riflette all’esterno come unità di pensiero, parola ed azione:
Solo l’Uno respirava, solo l’Assoluto era; non vi era nessuno per sapere chi Io sono.
Così nei testi vedici si racconta dell’universo prima che col Big Bang l’Uno diventasse i molti.
Se vogliamo insegnare la vera pace in questo mondo, e se vogliamo condurre una vera guerra contro la guerra, dovremo cominciare con i bambini. [1]
Sempre più insegnanti e genitori sono ansiosi di trovare programmi educativi coerenti, pratici e in linea con i cambiamenti che stanno trasformando il mondo che ci circonda. Mai come oggi i bambini sono stati esposti e influenzati da stimoli sensoriali e tecnologici. Mai come ora i genitori hanno avvertito la necessità di una guida e gli insegnanti la necessità di ricreare e ripristinare la nobiltà del loro ruolo nella società. Questi sono tempi d’incertezza e di disordine, in cui i nostri paradigmi sociali vengono rivoluzionati, e i nostri punti di riferimento scossi. Tempi in cui la gente ha bisogno di trovare in sé qualcosa di stabile a cui rivolgersi e in cui credere. Tanto più i bambini e i giovani adulti.
Giornalino Educativo Crescere Insieme - Educare
per la pratica ai Valori Umani per i bambini, i ragazzi, la famiglia e la scuola
In occasione della manifestazione “Il Mondo che vorrei” tenutosi a Milano in concomitanza col “Festival dell’Oriente” il 24/25/26/27 aprile e 1/2/3/4 maggio 2014 abbiamo svolto dei laboratori Valori Umani nel bellissimo parco di Novegro.
Sathya Sai è nato il 23 novembre del 1926 a Puttaparthi, un piccolo e modesto villaggio di contadini nel centro-sud dell’India.
Sathya Sai dice:
Sono venuto non per disturbare o distruggere una qualunque fede, ma per formare e confermare ciascuno nella propria fede, così che un cristiano divenga un miglior cristiano, un musulmano un miglior musulmano e un indù un miglior indù. Sono venuto per accendere il principio dell’Amore nei vostri cuori. L’Amore è il dono speciale che vi porto. Il mezzo speciale attraverso il quale la Mia Grazia opera. Questa è la base di tutte le mie azioni. Si dice che Dio risiede all’interno. Si! Vi risiede come Amore. Senza Amore il mondo è solo un calderone di infelicità.
Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza. [1]
L’Amore nella parola è Verità. L’Amore in azione è Retta Condotta. L’Amore nel pensiero è Pace. L’Amore nella comprensione è Non violenza. [2]
Per Amore si intende l’Amore incondizionato.