L’importanza di saper vedere

Sii felice perché tu sei la felicità. (1)

La non violenza è una questione di visione. In base a come percepisco le cose, io mi comporto. Se la mia percezione è corretta mi comporterò in linea con ciò che è giusto e buono. Ma come faccio a sapere se vedo “bene o male”?

Osservando il flusso e la qualità dei miei pensieri, un attitudine che si impara e che richiede una buona dose di auto-ascolto e umiltà, mi accorgo che quelli critici, che mi servono per discernere e ragionare, talvolta, invece di innalzarmi verso una comprensione migliore, mi fanno toccare il fondo. Infatti, se i pensieri si sfilacciano troppo tendono non solo a mal guidare, ma a negativizzarsi, creando, di conseguenza, dei compartimenti stagni che imprigionano il mio sguardo.  Accorgersi che il proprio modo di vedere può bloccarti, isolarti, con il risultato di distorcere e confondere ciò che vediamo… è una rivelazione che arriva come un fulmine a ciel sereno. Ci si rende conto che non sempre vediamo le cose come effettivamente sono, o meglio, ci si accorge che perdiamo dei frammenti di realtà essenziali per vedere, per vedere bene, dettagli fondamentali per agire non in maniera corrotta (cor-ruptum – agire con il cuore rotto – ovvero senza amore e coscienza), ma correttamente.  

Il guaio è che pensare male diventa un circolo vizioso. I pensieri si appesantiscono a tal punto che si trasformano in vere e proprie zavorre facendoci precipitare sempre di più, e in quella pesantezza affondiamo. Gli anfratti sottili della mente subconscia fanno il resto…e districarsi dalla sua stretta labirintica è impresa ardua e faticosa. A questo punto che succede? Il mondo diventa un luogo buio e cattivo, gli altri, di cui abbiamo un giudizio sempre più parziale pure, mentre noi siamo sempre più graffiati dalle immagini che abbiamo creato da soli, semplicemente perché abbiamo “visto male”. Ammetterlo può, però, essere difficile. Si tende, al contrario, ad insistere di aver visto bene, e il più delle volte ci crediamo per davvero, perché quello era e rimane “il nostro punto di vista”, se non facciamo un tentativo per girarci…; facciamo resistenza all’idea di poter essere in torto, rifiutiamo di aver preso lucciole per lanterne, e litigare l’uno con l’altro, tirarci i capelli e ferirci con le parole… sembra diventare l’unica opzione.

I pensieri liberi sono invece leggeri perché massimamente aperti. Come lo sono gli occhi di chi vede veramente. Essendo leggeri ci portano in su, ci fanno toccare il “cielo con un dito”, e l’altitudine ci purifica il sangue e illumina la nostra coscienza. Perché? Perché le finestre della mente fanno entrare il sole del mattino, e ci si libera dai “brutti pensieri”.  E, una volta liberi, o almeno in parte alleggeriti, diventa possibile vedere da un’altra prospettiva, e le immagini che vediamo non riflettono più uno sguardo ruvido e rugoso, ma lo sguardo di una mente aperta, che vede ciò che è.

La non violenza ci conduce alla riappropriazione di ciò che noi siamo, nulla a che fare con l’immagine che si riflette nello specchio.  Un percorso solo in apparenza astratto e trascendentale, perché si fa materiale in tutto ciò che pensiamo, diciamo e facciamo.

Se giro la chiave della mia mente verso la positività, mi apro e tutto diventa chiaro e io, come d’incanto, più felice. Se vedo bene, parlo bene e faccio del bene, che non sono dettami di credo o confessione ma la conseguenza naturale della mia visione, non partecipo più ai miei stessi conflitti interiori, non salgo più sul treno dei miei pensieri che, vagone dopo vagone, mi portano lontano dalla fonte del benessere e della pace interiore, che sono lì a portata di mano, e non collaboro più con l’Idra dalle molte teste, che mi abbraccia per finta, nutrendosi della mia energia positiva. La positività sarà il mio scudo protettivo.

La pace è una medaglia con due facce. Da una parte c’è il mondo e dall’altra ci siamo noi. Se noi siamo felici lo sarà anche il mondo. Se il mondo è felice lo saremo anche noi. Questa unità tra noi e gli altri, tra noi e il mondo, con la parte più profonda di noi stessi, ci fa vedere bene. La verità così com’è. E ci fa agire di conseguenza. Ecco perché per coltivare la non violenza tutti i valori umani sono chiamati in causa.  Ma al di sopra di ogni pratica vi è quella di “saper vedere”.

Parlare di non violenza come parte integrante dell’educazione non significa solo porre in primo piano la consapevolezza etica e i valori morali, ma aiutare i giovani a prendere coscienza del potere di pensieri, volontà e intenzione.

“Il principio della non violenza”, dice Mahatma Gandhi, “significa non causare danno attraverso pensieri malvagi, menzogne, odio…significa non augurare il male a nessuno.” Imparare che possiamo causare dolore, involontariamente, a noi stessi o gli altri, per rabbia, avidità ed egoismo, o per aver “visto male”, è un processo di profonda sensibilizzazione che ci aiuta a crescere nell’attenzione e nel rispetto, e ci dona un  più ampio senso di apprezzamento per la vita e per l’universo di cui facciamo parte.

Suzanne Palermo
Illustratrice, scrittrice ed Educatrice ai Valori Umani

(1) Sathya Sai

Consigli pratici per i bambini
Racconti e storie, filastrocche e canzoni, attività e giochi ci regalano moltissime opportunità per elaborare il concetto di “Non violenza” con bambini e ragazzi. Ecco alcuni spunti dal quale potete cominciare.

http://www.martyswatch.com/schede/0306/25_vola_nemici.pdf
http://www.martyswatch.com/schede/0306/26_modello_bersaglio.pdf
http://www.martyswatch.com/schede/0306/24_costruisci_aereo.pdf
http://www.martyswatch.com/schede/0609/19_tavolo_pace.pdf
Crescere insieme vignetta
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