La via della Bellezza
Gli antichi greci, come è noto, erano grandi estimatori della bellezza intesa come armonia, misura, limite, grazia di forme, perfezione…
Il gusto per la bellezza era collegato allo stupore di fronte alla Natura e all’Uomo che ne fa parte e connesso alla bontà o bene. I due termini Bellezza e Bene erano, pertanto, inscindibili sia che si guardasse alla Natura, sia che si guardasse all’Uomo.
Il culto delle nove Muse protettrici delle arti era molto importante nella cultura greca ed aveva il significato di attribuire al Bello e al Bene un carattere divino.
Lo stesso concetto di Dio come Verità, Bontà, Bellezza, è espresso dal Maestro indiano Sathya Sai. Sentire la bellezza è un dono di cui essere grati alla vita e alla cultura che ne è portatrice.
Riporto questo pensiero del filosofo scozzese David Hume (1711-1776):
“La bellezza non è una qualità delle cose stesse; essa esiste soltanto nella mente che le contempla e ogni mente percepisce una diversa bellezza. Può anche esserci qualcuno che percepisce una bruttezza dove un altro prova un senso di bellezza; e ognuno dovrebbe appagarsi del suo sentimento senza pretendere di regolare quello degli altri. Cercare la bellezza reale o la bruttezza reale è una ricerca infruttuosa quanto pretendere di stabilire quel che è realmente dolce o amaro; ed è ben giusto il proverbio che ha riconosciuto l’inutilità della disputa intorno ai gusti.”
De gustibus non disputandum est” vale, quindi, anche per il filosofo scozzese.
Tolstoj asserisce al contrario che l’Arte e la bellezza non sono ascrivibili al gusto personale, (o almeno, esclusivamente ad esso), in quanto è importante il valore nutrizionale dell’opera d’arte mediatrice della bellezza.
L’oggettività della bellezza risiede nella sua capacità di comunicare emozioni positive. Se noi volgiamo lo “sguardo” attento alle opere d’arte presenti nel nostro Paese come negli altri, comprendiamo che realizzazioni architettoniche, pittoriche, letterarie, musicali trasmettono una gioia e un godimento, spesso estatico, simile ad un trasumanare, come afferma il divino poeta Dante Alighieri.
Forse, non sentire il valore della bellezza in un’opera artistica, dipende più dal non aver coltivato il gusto estetico, per cui non si è in grado di cogliere e sentire la bellezza. Baumgarten (1714-1762) sosteneva che l’arte appartiene alla sensibilità, che può essere formata con la consuetudine e la frequentazione dei “luoghi” della bellezza, che non sono solo i musei, le gallerie e le mostre, ma anche i libri sui grandi artisti.
Nei disegni leonardeschi su città del futuro si trova l’equilibrio delle costruzioni con i loro spazi ricchi di luce, in cui l’attività economica e le abitazioni dei cittadini hanno una umana dignità ideale, nel modo in cui rendono più agevole la vita di tutti e non solo dei ricchi.
La fonte di ogni bellezza rimane, pur sempre, la creazione della Natura, ricca dell’orma del suo Creatore.
Baruch Spinoza (1632-1677), come già aveva detto Giordano Bruno (1548-1600), asseriva: Deus sive Natura. La Natura e Dio sono coincidenti, ma Dio ha infiniti attributi, mentre l’uomo ne possiede solo due: l’estensione del corpo e il pensiero dell’anima.
È proprio nella Natura che noi cogliamo la rivelazione della bellezza, pertanto, essa è maestra e ispiratrice sempre, per l’uomo che sa osservarla, studiarla e contemplarla. Il beneficio del silenzio possiamo gustarlo davanti alla maestosità delle montagne, all’immensità del mare, al dolce movimento della risacca, al fruscio del vento tra le foglie degli alberi…
Pitagora (V sec.a.C.) sosteneva che il mondo era immerso in una musica che l’uomo non percepisce, perché vi è immerso dalla nascita: l’armonia delle sfere celesti produce musica. Nel mondo occidentale i primi conoscitori di musica e suoi studiosi furono le scuole pitagoriche. Essa si esprime come derivazione dal numero, che è essenza del cosmos: l’universo ordinato. Anche Platone (IV sec.a.C.) attribuiva alla musica una forza divina che investe il musico. Altresì la bellezza del corpo è un mezzo per raggiungere la pura idea della Bellezza che vive nell’iperuranio, come viene trattato nel suo dialogo Fedro.
Concludendo:
“Fate che la musica sia il passaporto per rimmergervi nel divino. La musica è un dono di Dio”.
Sathya Sai
La via della bellezza è la via della salvezza.
Ester Campoli
Prof.ssa Filosofia ed Educatrice ai Valori Umani
Testo di riferimento: La via della BELLEZZA di Vito Mancuso Ed.Garzanti 2018