Dall'Equinozio d'autunno al Solstizio d'inverno 2
ALLA SCOPERTA DELLE STAGIONI DELL’UOMO
DALL’EQUINOZIO D’AUTUNNO AL SOLSTIZIO D’INVERNO II parte
IL SOLSTIZIO D'INVERNO è la giornata con la notte più lunga di tutto l’anno, e quella in cui comincia l’inverno.
Nel solstizio di dicembre, contrariamente a quanto accade durante quello estivo di giugno, le ore diurne toccano la durata minima, prima di iniziare ad aumentare a partire dal giorno successivo.
Quest'anno 2022 il solstizio d'inverno sarà il 21 dicembre, precisamente alle 21.48.
Il significato stesso della parola “solstizio” spiega cosa succede esattamente nel giorno in cui comincia l'inverno dal punto di vista astronomico. I due termini "sol" e "sistere", significano rispettivamente "Sole" e "fermarsi", compongono la parola latina solstitium, che può essere tradotta con l'espressione "Sole che si ferma", dato che in questa occasione il Sole dà l'impressione di arrestarsi, raggiungendo il punto più basso e quindi l'altezza minima possibile sull'orizzonte a mezzogiorno. Per due-tre giorni le ore di luce rimangono identiche, poi, a partire dal 24 dicembre, le giornate tornano ad allungarsi.
Con il solstizio d’inverno si dovrebbero lasciare alle spalle l’oscurità e il caos dell’anno passato e prepararsi ad accogliere un nuovo anno ricco di prosperità.
NELLA TRADIZIONE
Le feste pagane del solstizio d’inverno richiamavano soprattutto l’importanza della trasformazione e della rinascita. Tra i simboli antichi del solstizio troviamo il vischio, che richiama la vita e la rigenerazione. Fin dall'antichità, il solstizio d'inverno ha rappresentato un momento simbolico molto importante per varie culture, che celebravano questa ricorrenza.
Per gli antichi romani la festa dei Saturnali, in omaggio al dio dell'agricoltura Saturno, cadeva proprio nei giorni a ridosso del solstizio d'inverno, tra il 17 e il 23 dicembre, e prevedeva lo scambio di doni.
Sempre in questi giorni veniva celebrata anche la festa del "Sol Invictus", per onorare questa specie di "rinascita" da parte del Sole: dopo il giorno più corto di tutto l'anno le ore di luce aumentavano di nuovo, come a sancire la vittoria della luce sulle tenebre. Non casualmente questa ricorrenza è stata fatta coincidere con il Natale cristiano.
Il Solstizio d’inverno segna l’inizio di una stagione che già nasconde dentro di sé i semi di rinascita della primavera. Con l’aumento progressivo delle ore di luce, la natura si prepara al risveglio.
TEMPO D’AVVENTO
La parola Avvento deriva dal latino "adventus" e significa “venuta” anche se viene sentito da tutti come tempo di “attesa”.
Nella liturgia cristiana, il tempo dell'avvento è il periodo, alla fine dell’autunno, che segna l’inizio dell’anno liturgico e comprende le quattro domeniche precedenti il giorno del Natale.
La prima domenica di Avvento cade tra novembre e dicembre, ed è la domenica che segue immediatamente quella dedicata a Cristo Re, che chiude l'anno liturgico.
In questo 2022 la solennità di Cristo Re, che celebra la regalità di Cristo, Signore del tempo e della storia, inizio e fine di tutte le cose, è il 20 novembre; quindi, la prima domenica d'Avvento è il 27 novembre.
L’Avvento è tempo di preparazione a un nuovo inizio nel tempo, un passo ulteriore nel cammino che conduce all'incontro al Signore che viene.
Cristo Gesù è il “veniente” è “Colui che viene” incontro ai suoi eletti, secondo la promessa che sigilla la fine dell'Apocalisse di San Giovanni: Colui che attesta queste cose dice: "Sì, verrò presto!"1
RIFLESSIONI SUL SOLSTIZIO D'INVERNO
La nostra comprensione umana illusoria ci fa percepire il tempo come qualcosa di frazionato, diviso in fasi distinte: inizio-crescita-declino-fine, e anche il tempo esterno delle stagioni è diviso: giorno, anno, decennio, secolo…le ere.
Siamo abituati a vedere il ciclo della vita frammentato e non come un "ciclo", appunto, una ruota che gira e ritorna.
Se invece spostiamo la nostra attenzione dall’esterno degli eventi, cioè se smettiamo di vederli come tanti segmenti che perdurano nel momento della loro manifestazione e poi passano, riusciamo a percepire la Bellezza dell’Unità del Disegno che ad essi sottostà.
Allora la rappresentazione del Solstizio d’Inverno non è più un evento isolato in un suo spazio-tempo, ma diventa un punto che in sé contiene passato, presente e futuro.
Il cammino del seme inizia nel silenzio e nel buio più profondo dell’elemento Terra, per fiorire e poi sbocciare nell'elemento sole, al solstizio d'estate. Inspirazione, espirazione, un ciclo continuo.
I due momenti solstiziali sono le due fasi più importanti dell'anno. Il Solstizio d’Inverno illumina il discepolo, e quello Estivo ne sancisce l’evoluzione: il momento più buio e quello della massima Luce.
Nei Veda il solstizio d'inverno è la “Porta degli Dei” (Deva-Yana), cioè la via verso la divinità e la libertà dalle reincarnazioni.
Il solstizio d'estate è la e “Porta degli uomini”, che riconduce nel mondo illusorio (Pitri –Yana).
Non c’è passato, non c’è presente, non c’è futuro: tutta illusione.
Solo cicli, cadenze e ritmi governano questo nostro Sistema Materiale e tutto ciò che ne fa parte, che se ne sia coscienti o no.
Il contadino getta il seme nei campi consapevole che la terra è oscura e fredda, ma che questa condizione favorirà la trasformazione del seme in spiga, da uno in molti, nel tempo giusto.
Allo stesso modo, il seme che gettiamo nel campo umano, nel silenzio e nel buio profondo dell’elemento Terra, da uno germoglierà in molti, nel tempo del trionfo della Luce.
Olimpia Giovine
Agronomo e Formatrice
1 Ap. 22, 20-21