La mente e lo Yoga - Seconda parte

Dopo aver conosciuto le varie funzioni della mente e averle comprese, arriviamo adesso al terzo punto:

Come calmare la mente

Nella scienza yoga si usa un'analogia per spiegare la mente: essa è come un lago agitato dalle onde-pensiero e non è possibile vedere ciò che sta sotto la superficie. Ma per riuscire a percepire la propria Vera Natura, l’acqua deve essere perfettamente immobile, la mente silenziosa.

Lo scopo del ricercatore spirituale è quello di liberare la mente da tutti i pensieri, allora essa diventa come un lago calmo, non increspato da alcun vento, né mosso da alcuna corrente.

Lo yoga è la sospensione delle modificazioni della mente (1)

Il primo passo verso il silenzio della mente è la concentrazione che aiuta a calmare i pensieri. Lo scopo della concentrazione è spazzare via tutte le impurità, riunire le energie dissipate della mente e portarla, dolcemente, allo stato della supercoscienza.

Nella vita di ogni giorno noi ci concentriamo in molti modi: ci concentriamo mentre inseriamo un filo attraverso la cruna di un ago, o mentre guidiamo l’auto in una strada molto traffica­ta. Questa concentrazione, però, viene detta esterna, perché è qualcosa al di fuori di noi che attrae la nostra attenzione. La concentrazione, o dharana, come descritta da Patanjali, è un processo interno mentale, che si verifica interamente nel campo del conscio ed è diretto dalla nostra volontà. Essa significa "attenzione focalizzata", in contrasto con uno stato mentale che si distrae o si perde. In altre parole, attraverso la concentrazione in­terna, l'attenzione dell'aspirante è rivolta ad un oggetto e tenuta su di esso con la forza della determinazione. L'attenzione continua por­ta alla concentrazione. L'attenzione è perciò il presupposto della concentrazione. Ve ne sono due specie: volontaria ed involontaria. L'attenzione volon­taria è quella che è diretta verso un oggetto o un'idea e richiede forza di volontà, determinazio­ne e preparazione mentale. L'attenzione involontaria è spontanea ed è un evento; è particolarmente evidente nei bambini che giocano.

La concentrazione è il confinarsi della mente entro un’area mentale limitata (l’oggetto della concentrazione). (2)

L'obiettivo non è rendere la mente vuota ma, piuttosto, acquietarla dandole un punto focale sul quale concentrarsi. In molte tradizioni meditative si usa una parola, una frase, un suono, un simbolo, o il respiro.

Ma quando ci mettiamo seduti ed incominciamo ad osservare la mente, iniziamo ad essere consapevoli che:

la mente è sempre agitata,
salta continuamente da un pensiero all’altro,
quando insorge una sensazione, automaticamente la classifichiamo come positiva o negativa,
siamo sempre tra passato e futuro e molto raramente nel presente,
non riusciamo a mantenere la concentrazione.

Vi sono tecniche e procedimenti precisi che aiutano ad educare la mente alla concentrazione, ma prima di iniziare a concentrarsi, è importante conoscere come:

1-Rilassare il corpo
Leggeri esercizi di stiramento possono aiutare a preparare il corpo per sedere in silenzio: rilassano i muscoli, aiutano a lasciar andare lo stress e focalizzano la mente.

2-Stare seduti in una posizione comoda e stabile
È importante scegliere una posizione che sia stabile e comoda, altrimenti il corpo richiamerà continuamente l’attenzione. In realtà vi è solo un unico importante requisito per una buona posizione, ovvero che essa permetta di tenere la testa, il collo ed il tronco allineati in modo da avere il respiro libero e diaframmatico.

Quando ci sediamo in meditazione siamo ben radicati nella terra e la nostra schiena dritta, s’innalza nel cielo. In questo modo colleghiamo l’Assoluto con il relativo, il cielo e la terra come due ali di un uccello, la nostra natura immortale con quella terrena, passeggera. (3)

3-Favorire un processo respiratorio sereno e calmo, per respirare correttamente
Il processo respiratorio è una variabile molto potente, che ha un impatto enorme sul livello di tensione del corpo, così come sulla calma e sulla chiarezza della mente. La respirazione è il ponte o il legame fra il corpo e la mente.

Quando il respiro è instabile, anche la mente è instabile. Quando il respiro si calma, anche la mente diventa stabile. Per questo motivo, lo yogi dovrebbe controllare il respiro. (4)

I saggi osservarono che il respiro è una sorta di barometro che registra le condizioni della mente e l'influenza dell'ambiente esterno sul corpo. Il respiro e la mente sono interdipendenti; se il respiro è irregolare e discontinuo, la mente si disperde. Una volta raggiunta la stabilità nella posizione, allora la consapevolezza del respiro diviene molto naturale, ciò rafforza la mente e fa sì che essa divenga più facilmente disposta verso l'interiorità.

Il respiro è corretto se è profondo, regolare e diaframmatico, quando la durata degli inspiri e degli espiri è uguale, quando è silenzioso e, infine, quando non c'è pausa tra l'inspiro e l'espiro.

4-Come calmare la mente ed essere testimoni dei pensieri che la attraversano
È importante non fare a “braccio di ferro” con la mente: se sorgono diversi pensieri nel campo mentale, sia relativi al passato, al presente o al futuro, è bene lasciarli apparire e accontentarsi di osservarli senza volerli sopprimere, né evitarli. Cerchiamo di essere testimoni del processo del pensiero, avendo presente che “non siamo il pensiero”, ma solo gli osservatori di questo processo. Anche se i pensieri continueranno a sorgere, la maggior parte di essi si dissolverà, se osservati in una maniera neutrale, senza provocare un conflitto interiore.

….[La mente] è proprio come un elefante selvaggio nella foresta. Bisogna catturarla e addomesticarla. Una volta soggiogata e domata, la mente è come un elefante da circo, che può essere indotto da un ragazzino, a stare su un piccolo sgabello. E questo è il risultato di allenamento e pratica. (5)

Allora lavoriamo con questi tre passi: riconoscimento, accettazione e non identificazione. 

Diventiamo consapevoli dei pensieri che attraversano la mente, delle sensazioni e delle emozioni che percepiamo e li lasciamo scorrere per osservarli così come sono, senza respingerli, senza identificarci con essi. Osservando con distacco tutto quello che attraversa la mente, togliamo energia ai rumori di fondo e piano piano ci ritroviamo ad essere sempre più silenziosi.

Riassumendo:

Il silenzio della mente avviene attraverso:

  • l’osservazione,
  • la consapevolezza,
  • l’accettazione, 
  • la non identificazione.

Nel silenzio siamo testimoni di tutto quello che sorge nel campo della coscienza e l’uomo entra nell’intimo del proprio essere.

E allora l’uomo sa, non più per autorità ma per scienza propria, di essere qualche cosa di più della mente che egli aveva conosciuto come intelletto; sa che la sua coscienza è più grande della coscienza passeggera della mente; allora gli diventa possibile cominciare ad identificare se stesso con la coscienza superiore e ad afferrare, sia pur di sfuggita, un barlume della maestà del Sé. Poiché, ricordate come vi sia sempre insegnato dalle grandi Sacre Scritture che voi siete il superiore e non l’inferiore. (6)

Carla Gabbani
Insegnante di Yoga e Formatrice

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  1. Patanjali, Yoga Sutra-1.2
  2. Patanjali, Yoga Sutra- 3.1
  3. Thich Nhat Hanh "La via della trasformazione"
  4. Hatha Yoga Pradipika- 2.2
  5. Anil Kumar- Sathyopanishad Vol I
  6. Annie Besant- Il sentiero del discepolo
Carla Gabbani

Educatrice

Sito web: www.saivivere.it