La mente e lo Yoga - Prima parte

La mente è per sua natura instabile ed irrequieta e ciascuno può sperimentarlo qualora si ponga l'obbiettivo di acquietarla.

Nella Bhagavad Gita Arjuna esprime a Krishna i suoi dubbi sulla possibilità di controllare la mente, con queste parole:

La mente è per sua natura agitata, o Krishna; essa è possente, turbolenta, indomabile e, come il vento, difficile da essere sottomessa. (1)

Krishna rispose:

Senza dubbio, o Guerriero dal braccio possente, la mente è ribelle e difficile da sottomettersi; ma con la pratica e il distacco essa si sottomette, o figlio di Kunti. (2)

Cercare di controllare la mente è difficilissimo, ma possiamo:

  • Conoscerla nelle sue funzioni per capire il suo giusto funzionamento e impiego.
  • Comprenderla nelle sue varie sfaccettature.
  • Calmarla attraverso tecniche specifiche.

Infatti la comprensione della struttura della mente è uno dei pilastri basilari del percorso spirituale della tradizione orientale del Vedanta e soprattutto dello Yoga e la conoscenza del suo funzionamento è essenziale e propedeutica a qualunque cammino di consapevolezza.

Può sembrare che si tratti semplicemente di uno esercizio intellettuale, ma non lo è perché da questa conoscenza nasce la consapevolezza e l'accettazione di tutti i nostri processi mentali e quindi della mente stessa nella sua interezza.

La mente è lo strumento migliore che possediamo, tuttavia, deve essere ben ordinata e disciplinata, altrimenti può distrarre e dissipare tutte le nostre potenzialità.

Se la tua mente diverrà stabile come una roccia e non vacillerà più in questo mondo in cui niente è stabile, allora essa sarà la tua migliore amica e la sofferenza non attraverserà la tua via. (3)

La filosofia Yoga spiega che la mente ha quattro funzioni o facoltà, le sue modificazioni, che insieme costituiscono lo strumento interiore.

Patanjali si tuffò nel regno più profondo del suo essere e scoprì le varie funzioni della mente. Così come si possiedono quattro membra esterne: due estremità inferiori e due estremità superiori, allo stesso modo l'antahkarana (lo strumento interiore), dispone di quattro parti... (4)

Esse sono:

  1. La mente sensoriale (manas), riceve gli stimoli dal mondo esterno, attraverso gli organi di percezione e collega le impressioni dei sensi con la risposta motoria. La mente sensoriale non ha l'abilità di prendere decisioni, mediante i sensi accumula informazioni e risponde ad essi attraverso le abitudini e gli istinti. Ma né le abitudini, né gli istinti comportano la valutazione, così il giudizio e il discernimento sono al di là delle sue capacità. Poiché senza sosta giungono gli stimoli dei sensi, essa è un continuo fluire.
    Tutte le impressioni esterne ci vengono trasmesse dai sensi … I sensi sono il primo stimolo motore della mente e dell’illusione di cui essa soffre ... Se le date fastidio con pensieri nati dal contatto degli organi sensoriali con gli oggetti, avrete sofferenze e problemi. La mente deve essere distolta dai suoi compagni attuali, i sensi e deve essere leale verso il suo vero padrone, l’intelletto… (5)
  2. La banca della memoria (chitta) contiene le tracce delle passate esperienze, ed è il fondamento o lo schermo su cui opera il resto della mente. Essa è l'inconscio della moderna psicologia, situato al di fuori della coscienza. Da questa banca della memoria nascono le onde-pensiero. In parte agisce come un serbatoio passivo, che riceve ed incasella le impressioni offerte dal mondo esterno, in parte agisce in maniera attiva, perché quando è colpita dalle influenze dell'esterno, butta fuori certe reazioni istintuali o bisogni primari. Riassumendo: se i sensi sono occupati con il mondo esterno, appaiono le impressioni; se invece non viene trasmesso niente, allora appaiono i sogni e i ricordi delle esperienze passate.
  3. L’intelletto (buddhi) è l'aspetto più alto della mente, la porta verso la saggezza interiore ed ha la capacità di decidere e giudicare giustamente. Se funziona con chiarezza e se la mente sensoriale accetta la sua guida, compie discernimenti e scelte sagge, altrimenti la mente sensoriale prenderà le istruzioni dalle abitudini immagazzinate nella memoria. Sono proprio tutte queste abitudini, metaforicamente colorate dai vari sentimenti, impressioni, desideri, paure e attaccamenti che spesso offuscano la chiarezza dell’intelletto.
    Come ogni cosa si copre di polvere, i desideri, gli attaccamenti, i legami, le bramosie, impolverano la mente; bisogna spazzarli via perché lo splendore del Sé possa emergere... (6)
  4. Il senso dell’io (ahamkara), è quella forma della mente che dà la percezione di esistenza; comporta l'abilità di separare se stesso dal flusso degli eventi e di pensare a se stesso come una entità individuale. Creando una barriera fra mio e tuo, separa il sé dagli altri sé ed i pensieri non sono soltanto immagini che scorrono su uno schermo, ma diventano “i miei pensieri”. Un normale senso dell’io è solo relativamente integrato, varia di dimensione da momento a momento e lotta per tenere fuori dalla coscienza quelle memorie ed impulsi che potrebbero contraddire la propria immagine.

Sebbene la mente sia costituita da questi quattro aspetti, essa in effetti, è una unità. Le interazioni mentali che avvengono tra le varie funzioni, sono quanto si deve arrivare ad osservare e discernere per una piena e serena conoscenza della mente.

Una similitudine

La Kathopanishad spiega il rapporto corpo, mente, Sé con la metafora di una carrozza: il proprietario della carrozza è il Sé ed il suo mezzo è il corpo. Il conducente è l’intelletto e usa la mente sensoriale come redini per controllare i sensi che, come cavalli, corrono liberi nei campi aperti delle esperienze sensoriali.

Conosci l'Essere che siede nel carro: il suo corpo è il carro, l'intelletto l'auriga e la mente le redini. 
I sensi sono i cavalli e gli oggetti dei sensi sono le due strade che possono prendere. Quando Quello, l'Essere Supremo, è in perfetta unione col corpo, i sensi e la mente, i saggi chiamano quello stato la Fortuna Suprema.          
Colui che non comprende e la cui mente, le redini del cavallo, non sono mai assoggettati fermamente, non potrà mai dominare i sensi, come i cavalli di un auriga non possono essere dominati da un conducente inesperto.   
Ma quello che comprende e mantiene la mente ferma, arriva a dominare i suoi sensi come i cavalli docili di un auriga. (7)

Alcune considerazioni

  • Le pratiche spirituali, le tecniche e le discipline sono dirette ad esercitare ed educare la mente, attraverso la coordinazione e l’armonizzazione dei quattro aspetti.
  • La mente è lo strumento più fine che possediamo, se tenuta ben in ordine e disciplinata.
  • Una mente distratta ed instabile, dissipa tutto il suo potenziale e conduce alla sofferenza.
  • La parte più importante della pratica spirituale è rendere cosciente la mente che la "Realtà" è oltre se stessa e che questa "Realtà" è il Sé.
  • Per questo motivo è preferibile non parlare di controllo della mente, ma di consapevolezza costante e presente di non essere la propria mente e quindi avere la capacità di poter vedere i processi mentali nel pieno distacco da essi. 

Carla Gabbani
Insegnante di Yoga e Formatrice

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  1. Lo Yoga della Bhagavad Gita VI. 34, Aurobindo
  2. Lo Yoga della Bhagavad Gita VI. 35, Aurobindo
  3. Theragatha - Parole degli anziani
  4. Swami Rama, Yoga la scienza sacra
  5. Sathya Sai, La filosofia dell’azione / Sādhanā
  6. Sathya Sai, Jnana Vahini
  7. Kathopanishad, cap.III-v.3/6
Carla Gabbani

Educatrice

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