I Sensi di Colpa in Famiglia - II Parte

Educare i figli al senso di responsabilità senza creare in loro sensi di colpa.

Uno dei compiti più importanti nell’educazione dei nostri figli è quello di insegnare loro ad essere responsabili. La parola “responsabilità” ci richiama alla maturità di esseri senzienti e consapevoli, e, letteralmente, significa, come abbiamo detto anche nell’articolo precedente riguardante lo stesso tema, “abilità nelle risposte”.

La parola chiave, in questo caso, è: AUTODISCIPLINA. Insegnare l’autodisciplina ai nostri figli è, praticamente, fare in modo che comprendano il prima possibile che il buon rapporto con se stessi e con gli altri richiede dei “limiti”. “Non mangiare troppo”, “non dormire troppo”, “non desiderare e chiedere troppo”, “non usare troppo lo smartphone”, ecc. sono delle limitazioni che dovrebbero essere sempre presenti.

Avete mai pensato che se non diciamo mai “NO” ai nostri figli, loro non impareranno a dire NO a se stessi? Fermatevi a pensarci, è molto importante. 1

L’autodisciplina, cioè la capacità del bambino di autoregolarsi, è preceduta, naturalmente, dalla disciplina dettata dai genitori e dal loro esempio. Se manca, però, la coerenza tra ciò che chiediamo ai nostri figli e ciò che noi stessi facciamo, le nostre parole non avranno alcuna efficacia.

Genitori, accettate la fondamentale responsabilità di formare il carattere dei vostri figli. Non dovrebbe essere data troppa libertà per eccessivo affetto. I figli dovrebbero essere educati ad esercitare forme di auto restrizione, e ad osservare la disciplina nella loro vita quotidiana. Se i genitori sono negligenti nell’educare i figli, nei loro più teneri anni, non sarà facile correggerli più tardi.2

Naturalmente è importante il modo in cui li abituiamo alla disciplina. Essa sarà sempre accompagnata dall’amore. Impariamo a dire di no con fermezza ma allo stesso tempo con dolcezza, comprendendo che siamo davanti ad un essere che non ha ancora la capacità di discernere tra ciò che è giusto fare e ciò che non lo è; quindi, dobbiamo esercitare pazienza e dimostrare amore.

Un tempo i figli imparavano ad aiutare i propri genitori nella vita domestica e, quando possibile, anche nel lavoro; oggi invece sono i genitori che tendono a fare di tutto per accontentare i loro figli, facendone delle persone egocentriche e fragili al tempo stesso. Anche se molto piccoli, quindi, è bene che i bambini imparino ad essere responsabili, sviluppando la loro capacità di collaborare con l’adulto, attraverso piccoli compiti, come, ad esempio, nelle faccende domestiche quotidiane. Non importa se il bambino, inizialmente, commetterà degli errori, lasciatelo fare. Al bambino piace aiutare, perché così si sente importante. Questo è fondamentale per la costruzione della sua autostima. Naturalmente è importantissimo che l’esempio sia dato innanzitutto dai genitori. Mamma e papà dovrebbero aiutarsi reciprocamente. La collaborazione è un atteggiamento che si apprende in famiglia.

Secondo alcuni psicologi, la capacità di collaborare e il desiderio di aiutare del bambino si manifesta già attorno ai 18 mesi. Naturalmente un genitore attento potrà capire da solo quando iniziare a chiedere al bimbo dei piccoli favori, come portargli ad es. un libro o il giornale, o aiutare nell’apparecchiare tavola. Per ciò che riguarda i figli più grandi, alcuni genitori pensano che essi abbiano già abbastanza impegni con la scuola, e quindi sono restii a caricarli di altre richieste. In realtà si è riscontrato che i bambini che svolgono dei lavoretti a casa imparano ad essere più responsabili anche nei loro compiti a scuola.

Se la naturale propensione dei bambini ad aiutare viene ignorata dai genitori, i figli matureranno l’idea che la loro collaborazione non sia così importante e quindi cresceranno aspettandosi che siano gli altri a fare le cose per loro. Nel caso contrario si insegnerà ai figli che il loro ruolo in famiglia è importante, e questo li farà crescere in maturità, senso di responsabilità e autostima. Quando cresceranno saranno più attenti alle esigenze di chi è intorno a loro, diventando meno egoisti ed egocentrici, occupandosi dei bisogni degli altri e diventando collaborativi ed empatici.

Inoltre, è fondamentale che si insegni ai propri ragazzi ad assumersi la responsabilità di fronte ai propri errori. A volte i genitori sono tentati di coprire i propri figli quando hanno procurato un danno ad altri. In effetti i bambini sono in grado di accettare le conseguenze delle loro azioni. Il bambino che ammette i propri errori e insuccessi costruirà un carattere leale verso se stesso e verso gli altri. In particolare, imparerà ad essere sincero, a non nascondersi dietro pretesti e bugie e a chiedere scusa, senza per questo sentirsi sminuito, e, soprattutto, a non dare la colpa ad altri per le proprie azioni, assumendosene la responsabilità.

Si è parlato di fermezza e di dolcezza. È molto importante tenere presenti questi due aspetti nell’educare i propri ragazzi. Mai enfatizzare i loro errori. Anzi, prima di sottolineare le loro mancanze, è necessario richiamare almeno due aspetti positivi del loro carattere (naturalmente realmente esistenti), per sostenere la loro autostima ed aiutarli a correggersi. Si dirà, ad esempio, “Sei un bambino tanto preciso e ordinato, peccato che tu questa volta abbia lasciato la tua stanza in disordine…” Oppure: “Sei un bimbo intelligente e studioso, come mai hai preso questo cattivo voto?”

Attenzione però, nell’educare i nostri figli corriamo un grave rischio: quello di manipolarli attraverso i sensi di colpa.

Questo avviene, il più delle volte, senza il desiderio di nuocere: il nostro intento è fare il bene dei figli. Spesso, nell’educare, ci sembra più facile esprimere enfaticamente il nostro dispiacere per qualche marachella che ha fatto il bambino. Può capitare che si ripetano, inconsciamente, gli errori dei propri genitori. “Hai fatto piangere la mamma!” “Sei stato cattivo, mi hai fatto arrabbiare!” “E’ colpa tua!” “Papà e mamma si sacrificano tanto per te!”. Sono frasi che potremmo pronunciare senza renderci conto di quanto male facciano. Se poi accompagniamo queste frasi con atteggiamenti emotivi, ne accresciamo l’impatto sul bambino, facendolo sentire colpevole, cattivo e inadeguato, e il senso di inadeguatezza non giova certo all’autostima.

Ricordiamo, perciò, che è il “senso di responsabilità” che caratterizza l’uomo capace di prendere in mano la propria vita e risolvere i problemi che via via si presentano davanti a lui. Il senso di colpa, invece, è un’emozione che blocca, schiaccia, fa soffrire, provocando senso di inadeguatezza. Può essere talmente pesante e oppressivo da provocare un paralizzante senso di impotenza. Invece l’essere responsabili restituisce il capo del filo che costruisce la propria vita, rendendo pienamente consapevoli e capaci di rispondere alle sfide che si incontreranno domani. In effetti, educare i figli è una sfida che in qualche modo ci porta ad interrogarci sui nostri stessi comportamenti e valori e sulla coerenza con la quale li applichiamo nella vita di tutti i giorni. Volere il bene dei figli significa renderli esseri capaci di camminare nel mondo in piena autonomia e consapevolezza.

“I più grandi doni che puoi dare ai tuoi figli sono le radici della responsabilità e le ali dell'indipendenza.” 3

Bruna Caroli
Professoressa in Economia, Psicologa, Mediatrice e Armonizzatrice familiare, Educatrice ai Valori Umani

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1 Rita Bruce, Sathya Sai e l’Educazione dei Figli, Mother Sai Publications, 2004, pg. 77
2 Sathya Sai, citazione in: Rita Bruce, “Sathya Sai e l’Educazione dei Figli, Mother Sai Publications, 2004, pg. 96
3 Dal web: DENIS WAITLEY (educatore)

Redazione

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