Il grande congresso degli animali

In una foresta selvaggia vivevano molti animali, tutto il regno animale era ampiamente rappresentato. Un giorno, una volpe molto astuta pensò: “Gli esseri umani si vantano tanto asserendo che ci sia qualcosa di speciale e unico nella natura umana e che sia praticamente impossibile ottenere una nascita umana. Ma gli esseri umani nascono nello stesso modo in cui anche noi animali nasciamo. Allora perché noi siamo considerati inferiori all’uomo?”

La volpe analizzò le possibili argomentazioni pro e contro che la rendevano perplessa e, alla fine, decise di dimostrare che non può esserci alcuna distinzione tra l’uomo e gli animali. Quindi decise di organizzare un grande congresso degli animali per discutere in particolare di tre punti: il primo era che gli esseri umani, proprio come gli animali, nascono dal ventre materno, perciò dovrebbe esserci un nome unico che identifichi sia gli uomini sia gli animali. Il secondo punto dell’ordine del giorno era che gli animali venivano definiti ‘privi di saggezza’, mentre gli umani sostenevano di essere dotati di saggezza, ma gli animali non avrebbero dovuto accettare una tale affermazione. Il terzo punto dell’ordine del giorno era: “L’uomo è considerato un animale che ha la capacità di parlare, mentre noi siamo muti; si crede che questo sia un grande svantaggio per noi e faccia una grossa differenza. Ma anche se siamo muti, che cosa ci manca? Pur avendo imparato a parlare e pur possedendo quell’abilità, che straordinaria felicità ne ha ricavato l’uomo?”

Tutti quanti concordarono che questi tre punti sarebbero stati discussi durante l’assemblea e decisero di chiamare un saggio a presiedere la riunione. La volpe si recò in una grotta e trovò un asceta impegnato in una disciplina austera; si accostò a lui con riverenza e lo supplicò di presiedere la riunione. Il saggio che riconosceva in tutti gli esseri la Divinità vivente, disse:” Va bene, sarò felice di venire a presiedere il dibattito.” Così organizzarono di tenere l’incontro in una vasta radura. Quando tutti gli animali furono seduti, il saggio venne onorato con un cordiale saluto di accoglienza; poi la volpe, che fungeva da segretario, iniziò il suo discorso di benvenuto. “Venerabile presidente, sua eccellenza il re, onorevole ministro, cari fratelli e sorelle! Oggi è un giorno che verrà scritto a lettere d’oro negli annali della foresta e dei suoi abitanti. È un giorno che non dimenticheremo più perché otterremo un grande risultato, grazie all’importante incontro per il quale ci siamo riuniti qui.”

Non appena l’ordine del giorno fu presentato, il leone si alzò e rivolgendosi alla vasta assemblea disse: “Avete sentito cosa è stato detto; sappiate che le grandi qualità che voi avete come il valore e il coraggio, l’uomo non le possiede. Io stesso ne sono la prova diretta. Se considerate il coraggio e il valore, la potenza e la forza che possiedo, dove potrete trovare un uomo che mi possa uguagliare? Sebbene io sia il re degli animali, non compio mai azioni sbagliate o ingiustificate. Senza una ragione non uccido alcun animale; solo quando ho fame, mi procuro un po’ di cibo, ma non uccido gli animali per sport, e non spreco mai il cibo. Tenete conto anche del nostro coraggio, del nostro codice etico e dell’alto livello di moralità! Possiamo trovare queste grandi qualità negli esseri umani? No, non le hanno affatto! Perché dunque dovremmo avere paura dell’uomo? E perché dovremmo essere considerati inferiori? Decidiamoci quindi a cancellare una simile macchia dalla nostra reputazione.”

L’elefante, che era seduto a fianco del leone, si alzò e disse: “L’uomo non è grande neppure quanto la metà della mia gamba. Nella forma sono possente e maestoso, e come intelligenza ho raggiunto un potere proverbiale. Re, imperatori, condottieri, tutti hanno una grande fiducia in me. Se sono così grande, come potrete affermare che l’uomo sia superiore a me? La mia intelligenza è straordinaria, perciò se considerate anche solo questi due aspetti, l’intelligenza e la forma fisica, dovrete concludere che l’uomo non potrà mai uguagliarmi.”

A quel punto, la volpe si alzò e invitò un rappresentante dei piccoli animali a prendere la parola e così il cane selvatico fu invitato a parlare ai presenti. Egli offrì i suoi umili omaggi al presidente, al re, al ministro e a tutti i partecipanti, quindi disse: “Anche se sono piccolo e debole, in realtà non c’è nessuno che possa essere paragonato a me. Ho una fedeltà incrollabile e una lealtà proverbiale, sono sempre grato e capace di offrire la mia vita. Se dovessi essere maltrattato o picchiato dal mio padrone, non gli ritornerei mail il male ricevuto. Tutti sanno che gli esseri umani non hanno la fedeltà che un cane possiede, e considerando tale virtù non posso essere certo giudicato inferiore a un umano. L’uomo causa spesso problemi e difficoltà proprio a quelli che più amorevolmente lo hanno aiutato e guidato, come il suo maestro o i suoi genitori, e non ci pensa due volte a fare del male in cambio del bene ricevuto; così critica ed escogita piani per ingannare e ferire proprio chi si è preso cura di lui con tanta attenzione. L’uomo non ha alcuna lealtà e fedeltà. Finché i suoi progetti non vengono completamente realizzati, egli finge di essere ubbidiente, ma non appena i suoi interessi egoistici sono soddisfatti, egli comincia a creare difficoltà proprio a chi lo ha aiutato. Se l’uomo è così, come possiamo essere considerati inferiori agli esseri umani?”

In seguito gli altri animali presero la parola e tennero dei discorsi lodando le loro numerose, belle qualità che però venivano ignorate dall’uomo. Alla fine, ci fu il discorso del presidente, il saggio disse: “Cari animali! Tutto quello che avete detto è vero. Quando il maestro fa o dice qualcosa è per promuovere l’amicizia ma non appena l’amicizia e lo spirito di comprensione sbocciano, ecco che l’uomo diventa sospettoso e pensa che gli venga fatto qualcosa di male. Perciò davanti farà inchini, dietro farà critiche; davanti esprimerà parole di lode, dietro pronuncerà parole di derisione e di biasimo. Poiché si colma di aspetti opposti, come quelli suddetti, e di meschine forme di intelligenza, egli spreca il suo ingegno e la sua vita. Tutti i difetti finora indicati sono certamente veri e presenti nell’uomo; mentre per quanto riguarda il cibo, il sonno, il respiro e cose simili non c’è assolutamente alcuna differenza tra gli esseri umani e gli animali.”

Il saggio continuò dicendo: “Tuttavia, desidero sottolineare che gli esseri umani hanno una particolarità che è unica, per cui non possono essere paragonati agli animali. Questi ultimi possono ereditare una certa vena di crudeltà, che una volta acquisita non riescono a cambiare. Una tigre, per quanto affamata sia, non mangerà riso e salsa di curry: aspira solo a mangiare carne di montone, e non si accontenterà di un po’ di tè e qualche biscotto. Per quanto si sforzi non riuscirà a cambiare. La differenza più importante tra gli umani e gli animale è che gli umani, con lo sforzo, riescono invece a produrre una completa trasformazione in loro stessi, mentre gli animali non sono in grado di farlo. La speciale capacità di trasformare sé stessi è accessibile solo agli esseri umani.”

La volpe si alzò e disse: “Maestro, riconosciamo pure che gli esseri umani abbiano la speciale facoltà di cambiare loro stessi ma, se non fanno uso di tale abilità, meritano l’elevata posizione di cui ora godono?” Il presidente dichiarò: “Se l’uomo ha la capacità di trasformare sé stesso ma non la usa, è di gran lunga peggiore di un animale.” A quelle parole, tutti gli animali fecero un fragoroso applauso. Quindi il saggio ribadì che un essere umano che ha la capacità di fare il bene ma che non usi tale facoltà per migliorare il suo comportamento e sviluppare in sé le buone qualità, è senza dubbio peggiore di un animale. Poi aggiunse: “A cosa serve tutta l’erudizione che l’uomo accumula? Non appena i cattivi pensieri gli entrano in testa, il suo pensiero diventa ottuso ed egli diventa un idiota. L’uomo ha conseguito un alto livello di istruzione e di specializzazione solo per guadagnarsi il pane, lo usa soltanto per riempirsi la pancia e per sbarcare il lunario!”

Allora la volpe si alzò e alle parole del presidente aggiunse: “Nel cercare di sbarcare il lunario, l’uomo usa ogni sorta di mezzi scorretti e amorali, ed è evidente che noi animali siamo molto meglio.” Poi continuò sempre sullo stesso tema: “noi siamo sempre onesti e leali nel guadagnarci da vivere e se facciamo un confronto con l’uomo siamo molto meglio, sotto ogni aspetto. In realtà, siamo migliori!” A quelle parole, l’intera assemblea di quadrupedi le tributò una calorosa ovazione. Ora la volpe aveva superato i limiti e il presidente batté il martelletto per richiamare tutti all’ordine; quindi il saggio spiegò la seconda grande differenza che rende gli esseri umani unici:

“L’uomo sa conquistare l’illusione, e se ci riesce, può fare esperienza dello stato di beatitudine. Questa è la differenza fondamentale tra gli umani e gli animali. Pertanto un vero essere umano, un uomo vero, è chi ha eliminato l’ignoranza causata dall’illusione, chi ha avuto la visione del Sé interiore, e chi si è immerso e fuso nello stato supremo della beatitudine.” Quando il saggio ebbe terminato la sua esposizione, tutti gli animali sollevarono un’altra questione: “Ma tutti gli esseri umani sono in grado di ottenere la gioia e la beatitudine?” La risposta fu: “No! Solo una piccola minoranza.” Così tutti gli animali affermarono che le persone che non fanno alcuno sforzo in tal senso erano come loro. Anche il saggio si dichiarò d’accordo e aggiunse: “Sebbene gli uomini abbiano la straordinaria capacità di conseguire la saggezza e la beatitudine, non hanno fatto progressi in quella direzione e quindi non hanno saputo trarre grande gioia dalla loro vita. Gli animali non sono egoisti quanto l’uomo, non fanno del male agli altri animali e non accumulano ricchezze. Molto spesso l’uomo si comporta persino peggio di un animale.”

Tratto da "Luce sui temi della Bhagavad Gita", Mother Sai Publication

Prof.ssa Matematica e Fisica ed Educatrice ai Valori Umani
Linda Colla

Redazione

Progetto Sai Vivere

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